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mercoledì 7 novembre 2007

Matrimonio Luxureggiante


Andiamoci piano, car Vladimir, a dire che Le viene rifiutat di poter essere testimone a un matrimonio Cattolico, semplicemente per la sua particolare scelta di identità sessuale.
Non penso sia per questo.
Vede, car Onorevole, la questione è leggermente più complicata. O meglio più seria.
Fare da testimone, così come da padrino, non può certo essere una cosa da prendere così sottogamba. Essere protagonisti di un rito religioso presuppone delle responsabilità verso chi si decide di affiancare in un determinato percorso.
In questo mondo non è tutto un teatrino: è ora di assumersi, almeno saltuariamente, delle responsabilità.
Non può essere certo Lei a presenziare ad un rito cattolico se, da quanto mi risulta, non osserva nè rispetta suddetto rito.
Non si può pretendere nè possiamo arrogarci il diritto di testimoniare un qualcosa in cui non si crede (trattasi di ipocrisia).
Un ruolo, un incarico, presuppone determinate responsabilità: non si è soltanto una figura messa lì per fare forza e coraggio in un momento così delicato della vita.
Lei invece, car Onorevole, mi sembra prendersi troppo sul serio, specie quando c'è da attaccare l'ipocrisia: provi ogni tanto a guardare la trave (o la pagliuzza, questo lo lascio a Sua discrezione) presente nel suo bulbo e lasci stare, almeno per il momento, ambienti di cui è poco pratic.
Se mia sorella mi chiedesse di testimoniare a suo favore in qualsivoglia ambito, prima di tutto mi farei un esame di coscienza per capire se sono in grado di sostenere tale ruolo, evitando così di partecipare a qualcosa semplicemente per un "presunto" legame affettivo, anziché per una coerenza di valori.
Un saluto

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