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mercoledì 21 ottobre 2009

VITA-OMBRA E STRUTTURA DEL MULTIVERSO

Riportiamo un articolo di Esquel; per problemi di impaginazione, potete trovare le immagini che non sono presenti qui nella versione originale

http://www.scribd.com/doc/20318231/Multiverso-struttura-eSQueL


Il presente articolo prende spunto, ancora una volta, da una interessante discussione avvenuta su di un News Group (it.discussioni.misteri - gerarchia usenet), nata da un post dell’utente Jasmine e riferito ad un articolo comparso su “Le Scienze” nel febbraio 2008 dal titolo “Gli alieni sono fra noi?”

Nell’articolo si accenna alla possibile esistenza, sulla terra, di forme di vita profondamente differenti da quelle che conosciamo, magari basate su un DNA sinistrorso piuttosto che destrorso, oppure su amminoacidi diversi o, ancora, su atomi diversi (ad es.: arsenico in luogo di fosforo). Forme che, proprio per la loro profonda diversità, non entrerebbero in immediata competizione con la vita che conosciamo.

In sostanza, ciò che l'articolo descrive è quella che viene definita "vita-ombra". Ossia una forma di vita (organica) molto difficile da rilevare proprio per le caratteristiche che trarrebbe (o trae) dalla sua stessa architettura. Per questo, la vita-ombra esisterebbe (o esiste) attorno a noi senza che possiamo vederla.

Si arriva alla definizione di vita-ombra partendo dalla constatazione della possibile esistenza di cellule troppo piccole per ospitare ribosomi1. In particolare, l’articolo cita un lavoro di Robert Folk (Università del Texas) che nel 1990 evidenziò l’esistenza di minuscoli oggetti sferoidali e ovoidali nelle rocce sedimentarie presenti nelle sorgenti calde di Viterbo. L’idea suggerita da Folk fu quella di “nanobatteri” fossili, resti calcificati di organismi così piccoli da misurare non più di 30 nanometri. Strutture analoghe sono state scoperte in campioni di roccia provenienti dai fondali oceanici australiani.

Ora, il fatto che tali strutture possano derivare o meno da processi biologici è aspramente controverso. Tuttavia, se così fosse ci troveremmo davanti a cellule prive di ribosomi, ossia a macchine biologiche capaci di sintetizzare proteine in modi sconosciuti.

Sin qui l’articolo che, assieme alle domande che Jasmine poneva a se stessa e al gruppo di discussione, mi ha portato alle seguenti considerazioni.

Potremmo pensare a queste forme di vita-ombra come ipostasi delle sette dimensioni dormienti?

Questo universo quando "sceglie" di esistere lo fa su quattro dimensioni e cassa le altre sette che, sin dal primo istante, restano non manifeste2. Tuttavia, chissà per quale motivo, una loro eco in
qualche modo potrebbe permanere e originare la vita-ombra. Spingendo la speculazione un poco più in là, potremmo ipotizzare la vita-ombra come un riflesso della contiguità di altri universi che, a differenza del nostro, sono costruiti su dimensioni diverse dalle quattro che conosciamo. Una sorta di riflesso empatico, determinato dalla "risposta" di una o più dimensioni dormienti alla "pressione" delle sorelle agenti negli universi contigui e tutto questo grazie a quello che potremmo chiamare un effetto psico-gravitazionale.

A questa ipotesi, Jasmine obbiettava che, dovendo tirare in ballo altre dimensioni, questo dovrebbe avvenire anche per la vita come noi la conosciamo perché, in fondo, la vita conosciuta e la vita-ombra sarebbero costituite dagli stessi elementi previsti dalla Tavola Periodica

Obiezione legittima ma, almeno in via ipotetica, superabile. Se la vita ombra nasce come un riverbero delle dimensioni dormienti, essa userà certo gli elementi della Tavola Periodica per costruirsi anche se, evidentemente, in modo inappropriato. Quale possa essere questo modo è impossibile sapere giacché non abbiamo alcuna informazione sul 'motore' che lo genera (se non che esiste in potenza).

Proviamo, quindi, a pensare al 'tentativo' di organizzare un DNA in 5, 6 …11 dimensioni. Un tentativo destinato a fallire o, nella migliore delle ipotesi, a creare un organismo con nessuna chance competitiva. Questo potrebbe spiegare l'assenza del ribosoma nei microrganismi studiati da Folk.

Nemmeno c’è bisogno di riuscire a pensare al modo di organizzare una cosa virtualmente (e allo stato delle nostre conoscenze) del tutto impossibile da realizzare perché, restando in ipotesi, le dimensioni dormienti in qualche modo farebbero sentire la propria presenza. Esse sono presenti in potenza, per questo potrebbe essere lecito supporre che, in un modo sconosciuto, generino qualche tipo di conseguenza. Una di tali conseguenze potrebbe essere la vita-ombra. Materia fisica che, sollecitata in modo bizzarro, reagisce in forme altrettanto bizzarre, ma prive di possibilità dal punto di vista evoluzionistico.

In sostanza e in tema di vita-ombra (sempre che questa esista), direi che di vita organica si deve
parlare sino a che restiamo nell’ambito del nostro universo (o, in ogni caso, di un universo a 4 dimensioni). Tuttavia, se devo pensare alla vita in un universo che ha più di quattro dimensioni dubito che potremmo definirla organica (nel senso specifico di fisica). Piuttosto, sono portato a pensare che con l'aumento delle componenti dimensionali ciò che noi intendiamo con materia si sposti su un piano diverso e sostanzialmente psichico, segnatamente privo dei limiti posti dalle leggi fisiche. Quelle stesse leggi che impediscono alla vita-ombra di sviluppare forme evolute.

A questo punto, però, Jasmine muove un’ulteriore ed estremamente interessante obiezione: se le dimensioni dormienti influenzano la vita organica, perché non fanno lo stesso anche in altri ambiti?

Allora, mi chiedo: è vero che non lo fanno? In altre parole: l'intera vita psichica così come la conosciamo potrebbe essere uno di questi effetti?

Il punto mi dà il destro per cercare di formulare, alla luce della IM-Teoria, un’ipotesi su quella che potrebbe essere la struttura del Multiverso.

La IM-Teoria considera il Multiverso nella sua dimensione psichica e, a tal proposito, lo divide in quattro ambiti psichici (IP, IC, IU e IM). Ora, il Multiverso, inteso fisicamente e in ipotesi, è un’entità certamente molto grande. Tuttavia, non è infinito. Possiamo inferire ciò dalla qualità finita della creazione entro la quale viviamo. Ossia, anche il nostro universo è un oggetto molto grande, ma anch’esso non è infinito Questo è un dato piuttosto consolidato nella fisica moderna giacché esistono evidenze che fanno pensare che l’universo ha avuto un inizio (Big-Bang). Hawking, nel suo saggio “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”, ne porta una prova curiosa sostenendo che se l'universo esistesse da sempre, la luce al suo interno avrebbe avuto modo di viaggiare per un tempo infinito, perciò non esisterebbe il buio perché la luce sarebbe ovunque. Ora, se il Big-Bang è stato l’evento che ha prodotto la nascita di tutte le creazioni eventualmente esistenti, è chiaro che anche queste, per quanto grandi e strane possano apparire, avranno una dimensione finita. Nel complesso, l’intero Multiverso, se inteso come somma di tutte le eventuali creazioni esistenti, è pensabile a sua volta come oggetto finito.

Ora, se il Multiverso è un oggetto finito, il numero delle creazioni che lo compongono dovrà essere finito. La domanda, a questo punto, è: quante sono le creazioni? Anzitutto, Se ammettiamo la possibilità che esistano altre creazioni, avanziamo l’ipotesi che queste siano basate su combinazioni di dimensioni diverse dalle quattro che costituiscono la nostra (sembra necessario optare per combinazioni semplici giacché due creazioni con eguali dimensioni occuperebbe lo stesso spazio-tempo e ciò chiaramente impossibile). Quindi, proviamo a verificare il loro ipotetico numero tramite il calcolo combinatorio delle 11 dimensioni previste dalla M-Teoria (le 4 del nostro universo più altre 7 sconosciute, ancorché previste matematicamente). Per il nostro calcolo useremo, quindi, combinazioni semplici basate sui seguenti assiomi:
Le 11 dimensioni sono identificate dalle le prime 11 lettere dell’alfabeto anglosassone;
Gli elementi (dimensioni) delle combinazioni non possono ripetersi, ne consegue che la combinazione AAB non è un gruppo valido;
I gruppi di combinazioni non differiscono per l'ordine degli elementi, ne consegue che ABC e BCA sono la medesima combinazione.
Combinazioni, quindi, calcolate in base a Cnk= n/k=n!/k!(n-k)! dove n è il numero complessivo delle dimensioni e k il numero di dimensioni relative ad una specifica gerarchia dimensionale.

Sulla scorta delle regole appena esposte possiamo disegnare la seguente tabella:

Gerarchia dimensionale

Numero dimensioni

Numero delle creazioni

Gruppi dimensionali

XI

1

11

A, B ...

X

2

55

AB, AC ...

IX

3

165

ABC, ABD ...

VIII

4

330

ABCD, ABCE ...

VII

5

462

ABCDE, ABCDF ...

VI

6

462

ABCDEF, ABCDEG ...

V

7

330

ABCDEFG, ABCDEFH ...

IV

8

165

ABCDEFGH, ABCDEFGI ...

III

9

55

ABCDEFGHI, ABCDEFGHJ ...

II

10

11

ABCDEFGHIJ, ABCDEFGHIK ...

I

11

1

ABCDEFGHIJK





Totale 2047 possibili creazioni, dove l'unica a 11 dimensioni potrebbe essere quella che contiene tutte le altre. In sostanza, potrebbe essere Dio.
Ora, usando i valori relativi al numero delle creazioni possibili per ciascun gruppo di dimensioni (quale che sia) è possibile costruire la seguente curva “a campana” (Gauss-like)



Per la verità, il grafico include una dimensione in più (zero). C’è un motivo per questo.

Abbiamo visto che il totale delle creazioni possibili è 2047. Tuttavia, considerando l'unica creazione a 11 dimensioni come 'contenitore' delle altre, tale contenitore dovrà fissare un limite superiore (creazione ad 11 dimensioni) ed uno inferiore (creazione a 0 dimensioni, appunto).

Perciò, aggiungendo 1 creazione (per zero dimensioni) in testa alla Gauss-like, la somma sale a 2048 (che, peraltro, è numero decisamente interessante visto che la sua divisone per 2 ripetuta 11 volte restituisce 1 … lo so, non è per niente rigoroso, ma è decisamente carino).

Ora, per spostarci sul piano psichico e seguendo l'IM-Teoria, ognuna di queste creazioni, ove esistenti, avrebbe un proprio IU (Inconscio Universale) e tutti gli IU sarebbero contenuti nell'IM (Inconscio Multiversale) che, evidentemente, coinciderebbe con l'IU della creazione a 11 dimensioni.

Bene, adesso abbiamo il Multiverso un po’ meglio definito, ossia un oggetto fantasticamente grande composto da 2048 creazioni. Potremmo addirittura farne un disegno. Niente di rigoroso, s’intende. Solo un escamotage grafico che aiuti la mente a visualizzare qualcosa di così sconfinato e possente.

L’immagine è una rappresentazione mandalica del Multiverso. Il puntino nero che vedete al centro è l’unica creazione a zero dimensioni, mentre il cerchio esterno è l’unica creazione ad 11 dimensioni … Dio. Nel mezzo le altre gerarchie dimensionali disegnate come stelle ciascuna con un numero di raggi pari al numero di creazioni previsto (ogni raggio rappresenta una creazione).

Ora, non è un caso se l’immagine3 sembra ‘fondere’ le gerarchie contigue in modo che, ad esempio, le 11 creazioni ad 1 dimensione si legano alle 55 creazioni a 2 dimensioni e così via. In realtà, l’effetto è voluto proprio per sottolineare la possibilità (ricordiamo sempre che siamo in puro ambito ipotetico) che fra le diverse gerarchie dimensionali, a mente di quanto assunto nell’IM-Teoria, sia possibile una comunicazione di carattere psichico. In altre parole, proprio lo psico-network ipotizzato nella IM-Teoria potrebbe fornire il canale, oltre che per lo ‘spostamento’ di singole consapevolezze all’interno del Multiverso, anche per una comunicazione costante, di fondo, attraverso la quale le diverse gerarchie si influenzerebbero reciprocamente, magari generando fenomeni come ciò che è stato definito vita-ombra.

Va da sé che aggettivazioni quali ‘contiguità’ e ‘lontananza’ debbano essere intese per quel che sono, ossia semplificazioni probabilmente del tutto inidonee a descrivere qualcosa che è difficile anche solo immaginare. Tuttavia è pur vero che se facessimo riferimento, ad esempio, allo stato vibrazionale della materia quale metro per determinare la posizione assoluta di ciascuna gerarchia dimensionale all’interno del Multiverso, allora lemmi quali contiguità e lontananza un senso potrebbero pure averlo.

Torna alla mente un passo della Pistis Sophia: “Il mistero che è oltre il mondo, quello per il quale esistono tutte le cose, è ogni evoluzione ed ogni involuzione. Esso proietta tutte le emanazioni e tutte le cose in esse. A causa di Esso esistono i misteri e tutte le loro regioni.”4

Il passo evoca quello che ho chiamato “effetto psico-gravitazionale”. Allo stato, solo una definizione da riempire di significato. Cos’è, ammesso che esista, la psico-gravitazione? Potremmo pensarla come una forza derivante dalla massa psichica di un qualsiasi corpo e grazie alla quale quest’ultimo è in grado di agire su masse psichiche (vibrazionalmente) contigue? In sostanza, la psiche afferisce solamente alle consapevolezze incarnate o a tutta la materia? Se la materia in una creazione con più di 4 dimensioni muta la sua natura assurgendo ad un’esistenza solamente psichica, è lecito pensare che anche qui, nel nostro universo, qualsiasi corpo è dotato di una componente psichica propria? In fondo, sono molti i resoconti di proiettori astrali che narrano di ambienti psichici riproducenti “quasi” fedelmente ambienti fisici conosciuti (la loro casa, ad esempio). E ancora, quanto può essere vicino il concetto di psico-gravitazione a quello di potere psichico? Forse, i due ambiti possono essere individuati dalla mancanza ovvero dalla presenza di una volontà agente?

Se l’intero Multiverso è manifestazione dell’Uno, allora parrebbe logico inferire che ogni sua parte si manifesti sulla scorta del medesimo principio, dello stesso identico “mattone”5 che, a seconda dell’ambito dimensionale al quale appartiene, ne origina l’intera architettura. Un mattone estremamente dinamico giacché pur restando sempre eguale a se stesso, a prescindere alla creazione nella quale esiste, sarebbe in grado di adeguare il proprio comportamento a seconda del livello vibrazionale nel quale si trova. Ma questo (lo chiedo ai fisici) non sembrano farlo già gli elettroni quando si comportano a volte come materia, altre come un’onda?
Per chi non se ne fosse ancora accorto, siamo piena Monadologia. In essa, la “monade” è una forma sostanziale dell’essere. In particolare, Leibniz pensò la monade come una sorta di “atomo spirituale”, un ente indivisibile, totalmente individuale e capace di riflettere l’intero universo… giusto quel che stavamo ipotizzando. A differenza, però, del filosofo tedesco oggi forse possiamo prescindere dal concetto d’immanenza di Dio. Possiamo, cioè, provare a guardare il Multiverso con occhi più disincantati, senza padroni più o meno assoluti ai quali rendere conto delle nostre speculazioni.

Ora, le ipotesi prospettate pongono molte ed ulteriori domande. Perciò, sarei davvero grato a chiunque volesse, dopo aver letto queste poche considerazioni e posto che molti occhi vedono meglio di due, pormi questioni specifiche inviandole a questa mail: sprants@libero.it

L’intento, nemmeno troppo celato, è quello di giungere ad una descrizione/comprensione del Multiverso slegata il più possibile da pregiudizi ideologici e religiosi.

Per come le vedo io, ciò che rende le religioni (tutte) così “asfissianti” è il fatto che esse derivano da una rivelazione ottenuta da uno o più individui in un particolare momento della loro esistenza. Ciò comporta una sudditanza continua del messaggio alla fonte che lo ha prodotto e, di conseguenza, una deriva dogmatica che non lascia spazio ad alcuna libertà intellettuale. Sono del parere che non sia mai esistito un vero tentativo per indagare in modo distaccato l’essenza e la struttura delle dimensioni superiori. Nemmeno la filosofia occidentale nella sua descrizione del mondo si è mai veramente sottratta all’ingombrante presenza di Dio e, quando a cercato di farlo, è caduta in un razionalismo goffo, ancor più asfissiante e dogmatico di quello religioso. Probabilmente, solo lo sciamanesimo, con il suo manifestarsi strettamente individuale, può in qualche modo chiamarsi fuori da quest’impasse anche se, poi, paga il prezzo più alto proprio al suo estremo individualismo, occultando la conoscenza ottenuta dal singolo dietro la ferrea legge del prescelto che dovrà raccogliere l’eredità del maestro (eh … chissà perché, poi, c’è questa legge).

Quel che propongo, infine, è un approccio spassionato e razionale al mistero che permetta alla nostra mente di riconoscere l’assurdità dei limiti che si è auto-imposta perché, se il Multiverso esiste, allora io credo che attenda solo d’essere compreso dall’uomo e credo che noi lo si possa fare.

Basta non averne paura.


eSQueL




BIBLIOGRAFIA

Riv. “Le Scienze” - Febbraio 2008 - articolo: “Gli alieni sono fra noi?” A firma di Paul Davies
Stephen Hawking - “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo” BUR Biblioteca Univ. Rizzoli.
eSQeuL - IM-TEORIA, Teoria dell’Inconscio Multiversale. Scaricabile qui:
http://semiasse.altervista.org/portal/html/modules.php?op=modload&name=News&file=index&catid=&topic=8

1 commento:

lisis ha detto...

peccato che non riesca a visualizzare la figura mandalica dell'universo.Mi piacerebbe sapere se quello che ne viene fuori è simile alla ruota del Dharma.
Buon tutto,

Lys

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