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martedì 8 luglio 2008

Saluto e Augurio

È quasi sicuro che questa è la mia ultima poesia in friulano:
e voglio parlare a un fascista, prima che io, o lui, siamo troppo lontani.

È un fascista giovane, avrà ventuno, ventidue anni:
è nato in un paese ed è andato a scuola in città.
È alto, con gli occhiali, il vestito grigio, i capelli corti:
quando comincia a parlarmi, penso che non sappia niente di politica
e che cerchi solo di difendere il latino e il greco contro di me;
non sapendo quanto io ami il latino, il greco - e i capelli corti.

Lo guardo, è alto e grigio come un alpino.
"Vieni qua, vieni qua, Fedro. Ascolta.
Voglio farti un discorso che sembra un testamento.
Ma ricordati, io non mi faccio illusioni su di te:
io so, io so bene, che tu non hai, e non vuoi averlo, un cuore libero,
e non puoi essere sincero: ma anche se sei un morto, io ti parlerò.

Difendi i paletti di gelso, di ontano, in nome degli Dei, greci o cinesi.
Muori d’amore per le vigne. Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi.
Per il capo tosato dei tuoi compagni.
Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie abbandonate.
Difendi il prato tra l’ultima casa del paese e la roggia.
I casali assomigliano a Chiese: godi di questa idea, tienla nel cuore.

La confidenza col sole e con la pioggia, lo sai, è sapienza sacra.
Difendi, conserva, prega! La Repubblica è dentro, nel corpo della madre.
I padri hanno cercato e tornato a cercar di qua e di là, nascendo, morendo, cambiando:
ma son tutte cose del passato.

Oggi: difendere, conservare, pregare. Taci!
Che la tua camicia non sia nera, e neanche bruna.
Taci! che sia una camicia grigia. La camicia del sonno.
Odia quelli che vogliono svegliarsi, e dimenticarsi delle Pasque...

Dunque, ragazzo dai calzetti di morto, ti ho detto ciò che vogliono gli Dei dei campi.
Là dove sei nato. Là dove da bambino hai imparato i loro Comandamenti.
Ma in Città? Là Cristo non basta. Occorre la Chiesa: ma che sia moderna.
E occorrono i poveri

Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri: ama la loro diversità.
Ama la loro voglia di vivere soli nel loro mondo, tra prati e palazzi
dove non arrivi la parola del nostro mondo;
ama il confine che hanno segnato tra noi e loro;
ama il loro dialetto inventato ogni mattina,
per non farsi capire; per non condividere con nessuno la loro allegria.
Ama il sole di città e la miseria dei ladri; ama la carne della mamma nel figlio

Dentro il nostro mondo, dì di non essere borghese, ma un santo o un soldato:
un santo senza ignoranza, o un soldato senza violenza.
Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re,
Destra divina che è dentro di noi, nel sonno.
Credi nel borghese cieco di onestà, anche se è un’illusione:
perché anche i padroni hanno i loro padroni,
e sono figli di padri che stanno da qualche parte nel mondo.

È sufficiente che solo il sentimento della vita sia per tutti uguale:
il resto non importa, giovane con in mano il Libro senza la Parola.
Hic desinit cantus. Prenditi tu, sulle spalle, questo fardello.
Io non posso: nessuno ne capirebbe lo scandalo.

Un vecchio ha rispetto del giudizio del mondo: anche se non gliene importa niente.
E ha rispetto di ciò che egli è nel mondo. Deve difendere i suoi nervi, indeboliti,
e stare al gioco a cui non è mai stato. Prenditi tu questo peso, ragazzo che mi odii: portalo tu. Risplende nel cuore.
E io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre
la vita, la gioventù".

PPP

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