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lunedì 22 giugno 2009

Autunno Spiaggia


In concorso per Paroleincorsa
Foto di Luca Feliciani



Autunno Spiaggia


Spiaggia mare sole. Ore 15 di autunno data indefinita.
A ridosso del monte. L'odore di morte è più che vivo ma
Ma cosa? Il paesaggio è morte, reti abbandonate, cumuli di giochi avanzati dal caos di qualche mese prima ora rivomitati dalla risacca.
Spugne morte, cozze avariate, giochi sfatti. Rancido, tutto è rancido: quando la vita umana non c'è più, ogni suo resto è cosparso di artificiale e morte.
Seduto sul pontile osservo il sole ghiacciato dal riflesso dell'acqua. Anche il sole è morto. Eppure io rinasco nel vento. Ma la  mia mente ora è in grado di vomitare solamente parole senza emozioni, così come il mare prima di me aveva espulso quei suoi pensieri ingombranti.
 
Morte, vomito, ghiaccio. Tutto è secco, aveva ragione Dante inventandosi cos'era, la Giudecca, la Caina, o non so quale palude gelida all'Inferno.
Ma io che combino qua? Respiro, inspiro questa sana dimensione di morte. Ancora. Basta patetico. Ma no la morte è trasformazione, ampliamento di orizzonti, vita che cambia! Su con la vita!
Questo scorcio di mare ha semplicemente lasciato volare via la sua anima nell'altro emisfero, in attesa di riceverla indietro fra qualche mese. E'' semplice comprendere la trasmigrazione.
Va e viene con gli uccelli, portatori dall'alto di piccole scintille di consapevolezza. Ora la spiaggia dorme nella morte, mentre qualche mese fa dormiva nella vita. Non era lei a vivere ma semplicemente qualcuno stava vivendo per lei, su di lei, dentro di lei.
 
Così le nostre vite. I  corpi abbandonati al vento dell'esistenza per tutto l'inverno e poi via!! Arrivano le rondini, si svegliano le spugne, respirano gli scogli! Tornano le anime vagabonde dei turisti forzati, a inquinare quell'immensa solitudine in cui abbiamo vissuto finora!
Ed eccoli lì nella nostra vita, questi fastidiosi omuncoli grassi e inzaccherati di olio solare, appoggiano il loro asciugamano firmato e si stendono al sole del nostro intelletto. Vagabondi nauseanti traditori della quiete, cittadini o paesanotti, villici o signori, tornano dagli uffici delle loro vite di inferno per colonizzare il velluto della nostra serenità.
Con l'estate della mente, tornano ad affollarci le emozioni cariche di ingordi fagotti che celano pasti leggeri o presuntuose lasagne fritte. E così dopo un inverno piatto e calmo, apriamo gli ombrelloni e le ospitiamo.
Ma io ora, distratto, non mi sto più accorgendo di loro. Sono qui come questo mare autunnale, gelido e incomprensibile, sicario di turisti. Disteso ad aspettare il sole scendere a copulare con l'orizzonte.
Pare che un uomo fosse così tanto potente che il suo sguardo attraversasse l'orizzonte, arrivando addirittura a vedere se stesso di spalle.
Una volta si distrasse, guardò indietro e quando si voltò nuovamente vide di fronte a lui un culo così bello da fare vaghe allusioni. Era il suo. Se ne compiacque.
Poi torno in sé e ad occuparsi dei suoi affanni.
E io da qui non mi muovo. Ho il casello chiuso e miliardi di persone in coda, ma la spiaggia è solo per me da oggi.
Ora è tempo di tornare in casa.
Il sole sta copulando e si è fatto fatto buio per celare l'imbarazzo. Non si è accorto che stanno cominciando a sbirciare miriadi di pettegole stelle lassù in alto. Ora se ne è accorto e ha tirato su una cortina di nuvole.
Cazzo piove, le stelle stanno piangendo di curiosità! Torniamo a casa o mi bagno.
 

2 commenti:

Unknown ha detto...

nsapreimai!

PiX ha detto...

fico!
bellissima come immagine "ad aspettare il sole scendere a copulare con l'orizzonte.", anche se ricorda un attimo De Andrè nel Testamento di Tito.
... certo, se non sapessi dentro di me che è tristemente vero, direi che questo scritto è un pochino nichilistico...

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