« A parte poche eccezioni, al mondo tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese » A. Schopenhauer
La vita, prima di una seria critica alla propria ragione borghese può essere riassunta semplicemente come una continua lotta di potere. Una lotta fra energie disparate, così come insegna la fisica. Il fatto di possedere una nostra coscienza che ci fa accorgere delle energie e forze esterne che permeano l'Universo (o Universi), potrebbe indurci alla tentazione di crederci talmente liberi da non esserne assoggettati anche noi. Presunzione.
Oppure sentiamo inconsciamente questa situazione, e ci poniamo di fronte a queste energie con la volontà di dominarle. Presunzione.
Tutta questa presunzione, porta l'essere a un continuo consumo di carburante energetico e quindi a una continua ricerca di fonti cui attingere nuova linfa: il mondo, il cibo, le cose, la robbba, gli altri esseri viventi, più o meno umani, idee.
Accorgendoci della nostra fallibilità e soprattutto della nostra appartenenza ad una realtà di cui siamo anche noi stessi semplice carburante, potremmo svegliarci e smetterla di continuare a dimenarci e agitarci alla ricerca di energia: potremmo addirittura usare la nostra per i nostri fini e per la nostra sopravvivenza, evitando così di finire noi come pile usate.
Tutto questo spreco deriva dalla presunzione, dal considerarsi unici e ineguagliabili, dal dover poi addirittura imporre la nostra personalità all'altro, soggiogandolo in un circolo di potere: diventiamo soli del nostro sistema solare cui dobbiamo far gravitare intorno gli erranti vagabondi della vita.
Ma per la legge Newtoniana, ogni massa attira ed è attirata. A ogni azione, corrisponde una reazione uguale, anzi eguale e contraria.
E così, ci troviamo continuamente in lotte di potere e di energia. Finendo per soccombere, prima o poi, senza renderci conto che spezzando il legame possiamo addirittura essere liberi di non provare sentimenti di frustrazione, impotenza, sofferenza, proprio perche non più schiavi di questi giochi di potere.
Possiamo tranquillamente far credere al nostro padrone di essere tale, ma la mancanza di legame a livello emotivo ci fa stare sereni. Solo da lui partirà una sorta di fascio (termine ambivalente messo lì volutamente), o meglio una liana energetica speranzosa si soffocarci a mo' di parassita.
Beh, l'arma per combattere la presunzione altrui, generatrice di dominio e servitù, è semplicemente l'ignoranza. Ignoriamo il legame. Prima però ricordiamoci della nostra presunzione, e quindi non facciamo partire noi eventuali legami. Non facciamo sentire in dovere qualcuno di rispondere alle nostre necessità.
Allora riassumiamo le armi per sconfiggere la presunzione: il fuoco dell'umiltà, lo scudo dell' "ignorare", la falce dell'autoironia e il pugno dell'ironia. Tutto ciò genera il distacco necessario a non farci innamorare della realtà nella sua essenza, nel non renderci servi dell'energia, e di riuscire così ad amare tutto ciò che ci circonda semplicemente per poterlo servire. Ovvero, rendersi utili l'un l'altro così da evitare crisi energetiche.
Nel prossimo intervento vedremo quanto dannosi sono i rapporti fra padrone e servo. Quando l'energia vola ciecamente attraverso questo legame arbitrario generato per il puro piacere di dominio del padrone e per la pura gioia masochista del servo.
Epilogo sulla presunzione:
Tu ti prendi dannatamente sul serio, ti ritieni decisamente troppo importante. Devi cambiare! Ti senti così dannatamente importante che pensi di essere giustificato a irritarti per qualsiasi sciocchezza. Ti senti così dannatamente importante che puoi permetterti di andartene se le cose non vanno nel verso giusto. Suppongo che pensi di dimostrare che hai carattere. Non ha senso. Tu sei debole, e presuntuoso! Nel corso della tua vita, non hai mai portato a termine nulla proprio a causa della sproporzionata importanza che attribuisci a te stesso.
Un po' come quel cantante e le persone a cui piacevano le sue canzoni, supponente e insopportabilmente serio a proposito di alcune stupidaggini che non si dovrebbero prendere neppure in considerazione... come l'amore.
Nessun commento:
Posta un commento