Vergogna!
Messaggero, non c'è traccia. Repubblica, idem. Corriere, 4 articolo per importanza. Bah.
Se non ci penso io..
riporto una canzone di Pippo Pollina, parti del memoriale di Calcara e altri spunti.
19 Luglio '92
Il vento si dileguava in un girotondo di foglie,
l'asfalto era una lama di sole, lucido come un presagio nero, era l'ora del riposo, invero..
La città si truccava allo specchio, chi brindava alla gioventù,
chi senza saperlo era già vecchio, chi guardava alla tv
la tavola di Ginevra e del Re Artù..
Io e la mia compagna più cara lisciavamo il pelo alla storia Giocandoci a dadi la memoria.
Io e la mia ammirevole amica, sul carro della nostalgia
Trionfale come la vita, beffarda come la vita..
Tobia il canarino giallo sopravvissuto ai nubifragi, come migliaia di disperati, celebrava il ritorno dei Re Magi
sulla terrazza assolata, tu dormi Panormo amata
Altri cercavano l'oro per nascondere la paura,
chi sapeva attendeva in silenzio il botto dell'ultima congiura
e dell'ultima ora.. ..l'ultima avventura
poi d'improvviso una nube, come un lampo di finestrino,
esplose in un rombo di tuono e furono bucce di mattino.
Noi non conosciamo l'Italia e non vogliamo più vedere
la lunga coda di paglia gli schiavi del potere.
I messaggeri dell'indignazione arrivarono quasi subito
a cavallo delle cineprese per non sporcarsi i pantaloni
invocando nomi e cognomi, cognomi e nomi.
Passò qualche cane a pisciare sui resti delle macerie,
le signore della televisione andarono in fretta dal parrucchiere
ad aggiustarsi il grugno e le rughe del sedere.
E sbocciarono fiori tristi sui prati muti della speranza,
vennero frotte di turisti a cercare la morte in vacanza.
Quel giorno scomparvero in tanti sulle ali della rivolta
Quel giorno volaron le rondini per l'ultima volta.
Io e la mia compagna più cara cercavamo nell'ombra il cammino
che conduce dove regna il silenzio, il gioco della vita e del destino.
Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo. Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista MicroMega, Borsellino parlò della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate. Borsellino, in vita, rilasciò interviste e partecipò a numerosi convegni per denunciare l'isolamento dei giudici e l'incapacità o la mancata volontà da parte della politica di dare risposte serie e convinte alla lotta alla criminalità. In una di queste Borsellino descrive le ragioni che hanno portato all'omicidio del giudice Rosario Livatino e prefigura la fine (che poi egli stesso farà) che ogni giudice "sovraesposto" è destinato a fare.
Dal Memoriale di Vincenzo Calcara
C'erano due piani alternativi per uccidere Paolo, il primo prevedeva l'uso di un fucile di precisione ed era affidato a Vincenzo Calcara, il secondo l'uso di un'autobomba ed in questo Vincenzo avrebbe svolto soltanto un lavoro di copertura. Da Palermo arrivò poi però, direttamente da Totò Riina, l'ordine che avrebbe dovuto essere ucciso prima Giovanni Falcone e così i piani furono momentaneamente accantonati.Vincenzo Calcara è uno dei pochi collaboratori di Giustizia che possono veramente essere chiamati "pentiti".
Sono fermanente convinto che un UOMO può essere definitivamente LIBERO solamente dopo aver fatto rispettare la VERITA' e AMARE ciò che sta dentro e oltre la VERITA'! La VERITA' solo dopo essere stata AMATA più di ogni altra cosa, allora si che entra nell'Animo di un UOMO rendendolo LIBERO!
Il Dr. Paolo Borsellino ha tolto delle ore preziose alle persone che Amava per dedicarle alla Verità e facendo della Verità lo scopo della Sua Vita.
Io non ho il suo Coraggio ma ho il dovere di far rispettare e difendere la Verità che mi ha reso LIBERO.
Le Belle Azioni di chi ha in mano i "SEMI" del Dr. Paolo Borsellino non devono essere egoistiche da saziare solo il Corpo ma devono essere ALTRUISTE e pieni di LEALTA' e coraggio, per così SAZIARE CORPO e SPIRITO. Se c'è da andare che si vada BENE. L'AZIONE più deplorevole e meschina è quella TIEPIDA, quella che non è nè fredda nè calda! Quella Società Civile a cui il Dr. Paolo Borsellino era DEVOTO e con Fedeltà Serviva deve ben sapere che quegli uomini dei "POTERI OCCULTI" degli anni 80-90 che facevano parte delle Istituzioni (comprese quelle Religiose) hanno lasciato degli EREDI. Questi EREDI continuano a portare avanti ciò che hanno ereditato!Sicuramente come allora quando il carnefice andava al FUNERALE della VITTIMA anche oggi si fa la stessa cosa.
Il Dr. Paolo Borsellino come Magistrato non era secondo a nessuno, la sua UMILTA' da vero CRISTIANO lo faceva apparire SECONDO al Suo Amico Falcone ma in realtà la Sua Professionalità era tale che ha fatto si da accelerare la Sua Morte!
Nell'Autunno del 1991, quando il Dr. Borsellino era Procuratore a Marsala il mio Capo Assoluto Messina Denaro Francesco mi ha detto queste parole: "Di questo BORSALINO (così lo chiamava) non deve rimanere niente, neanche le sue IDEE, DEVE ANDARE nel DIMENTICATOIO. Lui deve morire e basta! Lui non deve morire solo per il danno che ha causato a "Cosa NOSTRA", per questo si era deciso di aspettare il momento giusto, ma Lui deve morire subito in quanto non gli si deve dare la possibilità di causare un danno irreparabile verso il cuore di "Cosa Nostra" e verso il Cuore dei nostri fratelli alleati. Caro ENZUCCIO, da informazioni sicure si è venuto a conoscenza che questo Borsalino sta costruendo una solida BASE con appoggi personali e segreti e dopo di chè con il Suo Sostituto 'Ingroia' che gli sta a Cuore e che ne vuole fare il Suo braccio destro attaccherà come un PAZZO! Dobbiamo distruggerlo!"
Ed io Vincenzo Calcara, che credevo a questa forza del Male ed ero pronto a morire per essa, non potevo non unirmi ad un UOMO coraggioso con il quale avevamo in comune una sola cosa, LA MORTE!!!
LE IDEE DI BORSELLINO
«L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati.»
« La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. »
« Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe »
Ci hanno lasciato un’Italia massacrata la cui ricchezza non è nelle mani del popolo, ma delle mafie, che deve mendicare a criminali e assassini, che dispongono di patrimoni illimitati, il suo posto in Europa. Dominata da
personaggi potentissimi che gestiscono l’economia, tra banche e alta finanza, che controllano le informazioni segrete, che si sono macchiati dei
grandi delitti ricorrendo al braccio eversivo di Cosa Nostra,ma soprattutto che risiedono all’interno delle Istituzioni. Vale la pena allora, davanti a questo scempio, continuare a lottare? Sì. Ne vale la pena. Per tutti quei giovani che rimangono puliti nonostante il fango, per quei pochi politici onesti, nonostante tutto, per la minor parte della società civile che si ribella, per quei magistrati
valorosi, per gli uomini giusti. Non avremo pace fino a quando non scopriremo il volto dei mandanti esterni
delle stragi, la chiave per capire chi comanda, e forse per poter liberare il nostro Paese dal padrino e burattino e dai suoi complici di tirannia.
Giorgio Bongiovanni
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1 commento:
ma allora sei tu che ci hai fatto quella fotocopia... beh, cos'altro mi potevo aspettare..?
Speravo proprio che nella conclusione del primo giorno di campo qualcuno se lo ricordasse...
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