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venerdì 16 ottobre 2009

Il Vangelo secondo Gesù Cristo in un'alba bluastra e crepuscolare


madre ho dato un pugno, A chi, Al mio compagno, non so perchè mi guardava con quegli così così, sembrava aver capito la mia colpa, Ma tu non hai colpa figlio mio, Eppure lo sento dentro dal cielo, questa tenaglia è qui dal momento della nascita. E da quel giorno non ho smesso di provare, Cosa figliolo, Di provare a liberarmi ma niente da fare, mi segue come il lupo bracca questo gregge, che vuoi che sia un gregge per un lupo, eppure è lì a dire, Eccomi o gregge è la mia natura condividere con te la mia fame e la mia rabbia, di essere creatura nata per il gusto di umiliarti, e riservarti una fine da pecora. E ti accompagna quel lupo solitario guardingo scaltro e perchè no costante, mentre rincasi tardi e tua madre è lì col magone, Figlio dove hai passato queste ore mentre io mi torturavo coi pensieri più nefasti. E ti accompagna ancora mentre cresci a pane e comunioni, ti costringe a confessarti, a mentire, a dire a preti professori famiglia, amici conoscenti e semplici collaboratori di sesso (compresa la tua stessa mano): scusami, non potevo fare a meno.

Così nasce il cristianesimo, un'apologia del senso di colpa. Quel senso di colpa color crepuscolo o forse alba, descritto così vividamente da Saramago nelle tinte di un azzurro islandese, a braccare la notte. Nasce in una landa desolata di un azzurro secco, il senso di colpa, un sentimento che vive nei cuori di ogni personaggio.
Maria, colpevole di non capire cosa porta in grembo, ma soprattutto inconsapevole di come possa esserci finito, forse è colpa di quegli angeli troppo devastanti per una mente innocente e limitata come quella di una cardatrice di lana nazarena. Nasce in Giuseppe, reo di non credere fino in fondo alle parole di Maria, ma reo soprattutto di aver permesso la strage degli innocenti mentre fuggiva salvando suo figlio. Nasce in Gesù.

Non ci vogliono psicologi. Gesù è figlio di una notte di sangue, dove decine di figli come lui sono sterminati per volere di Erode. E da questo senso di colpa nasce il duplice volto del cristianesimo: da una parte figlio della maieutica del senso di colpa, che lo estrae e lo getta in un mondo troppo limitato per comprenderlo; dall'altra il padre giustizia e vendetta. Una vendetta che in Gesù è volonta di salvare il mondo in cambio di quelle vite strappate un tempo per colpa sua.

E in tutto questo la mano poetica di Saramago scolpisce figure fra l'umano e il divino, disegna leggende, storie più verosimili di ogni catechismo, storie di terra e sangue, di corpo e anima. Storie d'amore, quella di Gesù verso la libertà dalla colpa incarnata nel corpo di Maria di Magdala, una donna troppo vera per essere esistita e potersene innamorare.

E proprio la narrazione della volta in cui Gesù, ferito ad un piede, riceve l'amore di una donna, dona il primo raggio di sole, caldo e luminoso, alla penombra celeste in cui finora è cresciuto e con lui cresciamo pagina dopo pagina.

Da questo vangelo usciamo storditi capitolo dopo capitolo, messi di fronte alla dura realtà di una divinità oscura, temibile, confusa e mai chiara, visionaria e trascendente, sempre in conflitto con la sua altra natura diabolica. Il vero vincitore sarà chi, come Gesù, comprenderà che non saranno le istituzioni a donarci una risposta, ma la pura fede nella verità inscritta in ognuno di noi al momento dell'incarnazione.

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