Il primo scende rapido e furtivo
Come un bravo ladro o un assassino vero
Sino a lambire l’orlo dell’Abisso.
Il secondo, spavaldo, distribuisce doni
Come un mercante generoso
E intenzionato a guadagnarsi il Cielo.
Ma il terzo, regale come la Vergine in processione,
Fa strame d’ogni oscurità,
Spandendo la luce di diecimila soli.
E tutti sono figli del medesimo padre
Cresciuto nel Paradiso Terrestre All’Inizio dei Tempi.
(OS)
L'eroe di ogni fiaba inizia a smuovere le vicende solo quando incontra ciò che lui da valore morale negativo: il malvagio, la paura, il nemico, la matrigna, l'orrore, il sangue. Tutto ciò che smuove l'io dalla sua prigione idilliaca è visto come un pericolo da affrontare. Più questo salto è difficile da compiere, più si vuole restare a dormire nell'ovattata mente della madre dispensatrice di vita. L'unico modo di sopportare questo doloroso stadio dell'essere, è indulgere e piangere e rimanere servi della condizione. Ma il problema è sorto, e la fatica di superarlo è l'unico limite che ci pone il mondo in un'ottica malvagia. Più il nemico è diabolico, più la paura cresce e scorre in noi. E il più grande nemico che gela la nostra condizione e il nostro atteggiamento di voler superare noi stessi è la paura della morte.
Valentina, Valentina,
yo te quisiera decir
que una pasión me domina
y es la que me hizo venir.
Dicen que por tus amores
la vida me han de quitar,
no le hace que sean muy diablos
yo también me sé pelear.
Si es porque tomo tequila,
mañana tomo jerez,
si es porque me ves borracho
mañana ya no me ves.
Valentina, Valentina,
rendido estoy a tus pies,
si me han de matar mañana
que me maten de una vez.
Una pasión me domina,
y es la que me hizo venir,
Valentina, Valentina,
yo te quisiera decir.
Dicen que por tus amores
un mal voy a conseguir;
no le hace que sean el diablo,
yo también me sé morir,
Si es porque tomo tequila,
¡mañana tomo jerez!
si es porque me ves borracho,
¡mañana ya no me ves!
Valentina, Valentina,
rendido estoy a tus pies,
si me han de matar mañana
que me maten de una vez.
Se perchè bevo tequila,
domani berrò sherry.
Se perchè mi vedi ubriaco,
domani non mi vedrai più.
Valentina, Valentina,
sono qui ai tuoi piedi
se devono uccidermi domani,
che mi uccidano una volta per tutte.
Amore e morte vanno a braccetto. Il gelido è scarno braccio della morte ci avviluppa con la sua potenza e forza, e non vogliamo districarsene perché il suo dolce latte è così gustoso e nutriente e ci blocca allo stadio puerile e borghese. Ma se guardiamo nell'occhio della strega, sarà semplice scoprire come e quando moriremo. Un giorno succederà e vivere con questa consapevolezza è il primo passo per muovere guerra al legame cui la tumbadora ci ha costretti.
Ecco che magicamente, affrontiamo la paura e ci incamminiamo cercando di sfuggire all'archetipo del male per riconquistare, o meglio, per giungere ad una maggiore consapevolezza. Ma la mente è furba e ci fa vivere tutto questo senso di morte come un dolore, un male, non uno stimolo al cambiamento (morte nei tarocchi è il simbolo di..).
Eppure il giovane eroe si trova di fronte a questa figura ambivalente: Madre - Matrigna o Padre-Malvagio. In questo modo il bambino sublima il concetto di male che "sente" provenire dai genitori, quelle figure che in realtà dovrebbe portar lui solo cibo affetto e voglia di vivere; lo trasferisce a queste figure immaginarie che incarnano i sentimenti negativi degli idealizzati dispensatori di vita. Ma padre e madre non sono solo i genitori, ma anche due formae mentis. Due modi di cogliere la realtà e di inserirsi nelle sue maglie. Dio e la mente sapiente. Queste totalità hanno in loro anche qualcosa che produce, nell'uomo estremamente imperfetto, dolore. Strano a dirsi! Eppure una totalità è tale proprio perchè in sè mescola tutto ciò che è esperibile dall'uomo, il quale facilità la sua visione distinguendo in perfezione ed imperfezione due caratteristiche che sembrano opporsi fra di loro e generare in lui sentimenti ambivalenti. Ecco così che si stacca dal paradiso il male, ovvero dal regno del bene il padre-re impazzisce per colpa di qualche artefizio "esterno" e malvagio (non può certo pensarsi che il bene sia anche il suo opposto! siamo matti?), mentre la madre muore e viene rimpiazzata dalla matrigna. E così si cresce pensando che tutto il male venga dall'esterno, costringendoci a negare dignità alla malvagità insita in tutti noi, rimpiazzandola con demoni, spiriti, filtri.
Mi son perso le fila del discorso nei meandri della mia testa contorta. Che se dovemo dì?
ah ok, la spinta arriva da una situazione di stenti e di doveroso sacrificio che possa portare a ristabilire l'ordine nel caos. E allora bisogna trascinarsi nel caos per conoscerlo e addomesticarci a lui, per sentirlo nella sua potenza salvifica e redentrice; non basta rinunciarci e starne lontano. Bisogna sopportarlo e immergervici dentro come un battesimo nel fango.
Ecco allora che l'eroe si addentra nella foresta, nel castello oscuro, nella pancia di un albero pieno di melma, nella palude, nella fogna, nella cacca: in tutti quegli ambienti che la nostra mente borghese, così poco abituata alla puzza e alla sofferenza, ci vieta categoricamente come sconvenienti.
Eppure imparare a nuotare in quella mondezza significa arrivare piano piano, sprofondando attraverso una scala a chiocciola che scende verso l'ignoto, nella oscura dimensione dove tutto questo è reso possibile: l'ammasso incomprensibile della nostra dimensione sconosciuta.
L'inconscio è lì per noi, cerchiamo la chiave nelle sue melmose e vischiose pareti, senza rimanerne però servi, bensì conquistatori.
Lì c'è lo specchio che ci mostra cosa siamo realmente: ranocchi in attesa di sviluppo, essenze ctonie e primitive, animalesche e sorcine.
Superata la paura, superata la prova.. ah, le prove!
alla prossima
2 commenti:
le prove le voglio proprio legge.... aò, per fortuna che li fai tu certi riferimenti, sennò mi sentirei paranoico!
Superata la volontà di combattere le proprie paure più profonde è una salita continua verso il benessere.
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