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mercoledì 12 agosto 2009

Carnet di Marcia - 2 Giorno: La Legge



Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.
Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.
Giro giro tondo cambia il mondo.
Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali
l'unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.
Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un'antica speranza.
Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente.
Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo.

Agisci unicamente secondo quella massima in forza della quale tu puoi volere nello stesso tempo che essa divenga una legge universale.



Poche persone hanno un'idea di cosa sia vivere. Chi ha scelto e trovato se stesso eticamente, ha determi­nato se stesso in tutta la sua concretezza. Egli allora ha se stesso come un individuo con determinate doti, determinate passioni, determinate inclinazioni, determinate abitudini, esposto a determinate influenze esteriori, sollecitato ora in un senso ora in un altro. Egli ha se stesso come compito, e tale compito consiste sopratutto nell'ordinare, educare, temperare, infiammare, reprimere, in breve, nel raggiungere nell'anima un equilibrio, un'armonia che è frutto delle virtù personali. Lo scopo della sua attività è qui lui stesso, ma non seguendo il suo arbitrio, bensì come un compito che gli è stato posto, anche se è diventato suo perché l'ha scelto. Ma benché egli stesso sia il proprio scopo, pure questo scopo è un altro: poiché quell'io che è lo scopo, non è un io astratto che va bene dovunque e perciò in nessun luogo, ma un io concreto che sta in una viva reciproca comunione con un determinato ambiente, con certe circostanze, con un determinato ordine di cose. Questo io, che è lo scopo, non è soltanto un io personale, ma un io sociale e civile. Egli dunque ha se stesso come compito per un’ attività, in virtù della quale egli, come personalità ben definita, interviene nel­le circostanze della vita. In questo senso il suo compito non è educare se stesso, ma agire; eppure mentre agisce educa se stesso.

Non vedo affatto che il mondo per questo debba sprofondarsi nello scetticismo, perché la differenza tra il bene ed il male rimane sempre; la responsabilità e il dovere pure, anche se diventa impossibile per un'altra persona dire cosa sia il MIO dovere, mentre sarà sempre possibile a lui dire quale è il SUO.
Sembrerà forse di aver allontanato ogni scetticismo quando si sia reso il dovere qualche cosa di esterno, di fermo e determinato, del quale si possa dire: questo è il dovere. Ma ciò è un equi­voco; poiché nel­l'etica non si parla mai dell'esteriorità ma dell'interiorità.

La cosa principale perciò non è che l'uomo possa contare sulle dita quanti siano i suoi doveri, ma che egli, una volta per tutte, abbia sentito così forte l'intensità del dovere che la coscienza del dovere divenga per lui la garanzia dell'e­terno valore del suo essere. Perciò non raccomando affatto il moralista come non raccomando lo sgobbone; eppure è certo che l'uomo al quale l'importanza del dovere non si è mai mostrata in tutta la sua infinità è mediocremente uomo.

A cinque anni fui mandato a scuo­la. Che questo avvenimento faccia sempre molta impressio­ne a un bambino è naturale, però la principale impressione che ebbi non fu la curiosità ma qualcosa di completamente diverso.
Arri­vato a scuola, fui presentato al maestro e ricevetti come compito per il giorno seguente dieci righe da imparare a memoria.
Da questo momento ogni altra impressione fu can­cellata dal mio animo, solo il mio compito rimaneva vivo davanti a me. Da bambino avevo una ottima memoria. Ben presto ebbi imparata la mia lezione. Mia sorella me l'aveva provata parecchie volte e mi aveva assicurato che la sapevo. Andai a letto e prima di addormentarmi, la ripetei ancora una volta tra di me; mi addormentai col fermo proposito di rileggerla ancora una volta il mattino seguente. Mi sve­gliai alle cinque del mattino, mi vestii, andai a prendere il mio libro e rilessi.
Tutto questo lo rivedo tanto vividamente come se fosse accaduto ieri. Per me era come se il cielo e la terra mi si dovessero precipitare addosso se non avessi im­parato la mia lezione; e, d'altra parte, anche se ciclo e terra fossero precipitati su me, questo disastro non mi avreb­be dispensato dal compito impostomi, di imparare la mia lezione. In quell'età sapevo ben poco dei miei doveri; non li avevo ancora imparati a conoscere; conoscevo un dovere solo, quello di imparare la mia lezione.
Eppure posso far derivare tutta la mia considerazione etica della vita da que­sta impressione.
Mi vien da sorridere pensando a questo ragazzetto di cinque anni che afferra una questione con tanto ardore, eppure ti assicuro che non ho nessun desiderio più grande di quello di poter afferrare in ogni età della mia vita la mia opera con l'energia e la serietà etica di allora.
È vero che più tardi, nella vita, ci si fa un’idea più chiara di quello che sia il proprio compito, ma l'energia è sempre la cosa principale. Che quell'avvenimento facesse su di me quell'impressione lo devo alla serietà di mio padre, e se non gli dovessi altro, questo basta a mettermi in debito eterno verso di lui.
Dà all'uomo energia, passione, ed egli ha tutto. Prendi una fanciulla, che sia scervellata e sciocca, proprio una ochetta : immaginala in­namorata profondamente e sentitamente e vedrai che il cer­vello le verrà da sé, vedrai quanto senno ed acume mostrerà per vedere se è corrisposta : immagina che divenga felice e vedrai il dolce incanto fiorire sulle sue labbra; immagina che divenga infelice e sentirai la passione dettarle fredde riflessioni e senno acuto.
D'altra parte godevo la mia libertà, conoscevo un dovere solo, quello di badare alla mia scuola, ed a questo riguardo ero io il solo responsabile. Mio padre non mi domandava mai delle mie lezioni, non me le provava mai, non guardava mai i miei compiti, non mi ricordava mai che era ora di studiare, o che era ora di smettere, non veniva mai in aiuto alla coscienza dello scolaro, come si vede tanto spesso quando nobili padri accarezzano la guancia dei loro figli e dicono: « Spero che saprai le tue lezioni ». Se dove­vo uscire mi chiedeva prima se avevo tempo; ma questo lo decidevo io, non lui, e le sue domande non indugiavano mai sui particolari. Che egli d'altra parte si interessasse molto di quello che io facevo ne sono sicuro, ma non se ne faceva mai accorgere perché il mio spirito potesse matu­rare colla coscienza della propria responsabilità. Anche in questo non mi si affliggeva con un cumulo di doveri.
L'energia colla quale divento cosciente di me eticamente è quello che importa; o meglio : non posso diventar etica­mente cosciente di me senza energia. Perciò non potrò mai divenir eticamente cosciente di me stesso, senza diventar co­sciente del mio essere eterno.
La circostanza che le dieci righe nel libro di lettura da imparare a memoria mi furono date come un compito dal quale nulla al mondo mi poteva liberare, fu in un certo senso la prima prova che mi fu data dell'im­mortalità della mia anima. Kierkegaard


Le cento città
Ognuno ha le sue prigioni, mentali, fisiche Ognuno ci convive Ma quando le pareti cominciano a restringersi, le facce diventano anonime Quando lo specchio comincia a darti del tu Quando i marciapiedi ti provocano vertigini e la strada sembra il tuo tappeto rosso Metti insieme il tuo bagaglio Riempilo di ricordi,speranze,parole,storie vissute e storie da vivere Riempilo di emozioni,musiche,liti,illusioni d’epoca,domande e risposte Trovati un amico e comincia la condivisione,l’esplorazione vai a caso,lascia le tue lacrime sul cuscino,incontrati con la vita,scontrati con il dolore ruba l’amore Non avere una meta ma cento,prova a ritornare perché il ritorno da senso al viaggio Pensa a Polifemo e alla sua solitudine e rispetta la solitudine altrui Gira intorno al mondo Non girare con lui Affrancati da te stesso e dall’attesa Per amare la vita bisogna tradire le aspettative Guardati intorno e guardati da chi si professa libero Il sapore della libertà è la paura Solo chi ha paura della libertà ha il coraggio di inseguirla.
Vincenzo Costantino Cinaski

Dal vangelo di Matteo 15,1-9

Allora gli scribi, e i farisei, di Gerusalemme vennero da Gesù e gli dissero: 2  "Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli anziani? Poiché non si lavano le mani prima di mangiare".3  Ma egli rispose e disse loro: "E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione?4  Dio infatti ha comandato così: "Onora il padre e la madre" e ancora: "Chi maledice padre o madre sia punito con la morte".5  Voi invece dite: "Chiunque dice al padre o alla madre: Tutto ciò con cui potrei sostenerti è stato offerto a Dio",6  egli non è più obbligato a onorare suo padre e sua madre. Così facendo, voi avete annullato il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione.7  Ipocriti, ben profetizzò di voi Isaia quando disse:8  "Questo popolo si accosta a me con la bocca e mi onora con le labbra; ma il loro cuore è lontano da me. 9  E invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini".

E adesso, onorevoli ministri, scrivete la nuova legge che sarete voi, da buoni cittadini a dover rispettare per primi.

3 commenti:

PiX ha detto...

ma il carnet si ferma al secondo giorno??!

Casal Paterson ha detto...

sto in ferie

Anonimo ha detto...

al tuo ritorno allora!

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