FOTO

martedì 3 novembre 2009

Di V, Y, X, scelte e agguati : prendere il toro per le corna

Questo articolo è un meta-articolo (nel senso sia che parla di se stesso, sia che è in simbiosi con il successivo)... volevo iniziare a sviscerare Parnassus, ma poi vista la difficoltà di inquadrare il nucleo del discorso (anche perchè Parnassus è un mosaico simbolico non lineare), è uscito fuori un nuovo frutto, che poi è il tema del presente.

Le lettere U, V, Y hanno molto in comune. Fra l'altro, la U inizia a esistere come lettera a sè rispetto alla V solo nel 1600, per cui in questo articolo parleremo solo di V e Y

http://it.wikipedia.org/wiki/Y
http://it.wikipedia.org/wiki/V

La Lettera V

Viene subito in mente V per vendetta, V di Visitors (una serie tv anni '80 che da stasera, 3 Novembre in america tornerà in auge grazie ad un remake).
V in numero romano indica il 5, e pare che i romani stessi indicassero il numero con un gesto simile a quello che fa oggi Ronaldihno quando esulta per i gol. Se ci fate caso, Ronaldinho quando fa questo gesto, ruota il polso, dando tridimensionalità alla V che va a creare un 8, simbolo di INFINITO.

Sembra un diavolo? o un toro?

Secondo uno dei miei prof del liceo, se V era il 5, per indicare il doppio ovvero 10, i romani raddoppiarono la V per cui indicavano il 10 con la X (V simmetrica).

I cromosomi X e Y determinano il sesso della persona: sono alla base della SCELTA del sesso dunque.

Il cromosoma X è l'8 cromosoma umano per dimensioni; venne denominato X proprio per la (sub)centralità del centromero, in contrapposizione all’Y che è un cromosoma acrocentrico (in cui i due bracci p sembrano uno solo).

Le femmine hanno una doppia X mentre i maschi XY


Dalla V della mano, aggiungiamo il braccio e formeremo una Y

La lettera Y

Y è un simbolo che indica la scelta. E' il simbolo del bivio, dell'opportunità di UNO di discernere il bene dal male e di andare per una delle due strade.



E' simboleggiato spesso dalla forcola, il bastone del pastore errante, del boscaiolo vagante.


Il diavolo incontra Robert Johnson ad un crocicchio, l'insieme di due bivi, una X in mezzo alla strada (la X non è mai il punto in cui scavare)




Il serpente ha la lingua biforcuta, e ci pone dinanzi a una scelta. Ma la scelta e l'opposizione è solo un inganno in quanto è possibile comprendere dentro di sè entrambe le posizioni, ovvero dissolvere l'enigma della scelta senza escludere uno dei due elementi, ma interiorizzandoli e superando la difficoltà attraverso la tecnica dell'agguato.


Prima di proseguire illustrando tale tecnica, in Parnassus le anime che attraversano lo specchio devono scegliere fra il mondo di Nick (il diavolo) e quello della felicità immaginativa (Parnasso). Il momento della scelta avviene su di un fiume (Y) e nick appare sotto le sembianze di un cobra dalla lingua biforcuta.

Y è la prima lettera del Tetragramma YHWH

PRENDERE IL TORO PER LE CORNA: l'arte dell'agguato

Y, U, V, ecco il toro con le sue corna. Ricorda la falce di luna e al toro riconduce il culto di Mitra, il vecchio culto soppiantato da quello dell'Agnello-Ariete Giudeo-cristiano, tradotto poi nel Pesce (ΙΧΘΥΣ, acronimo di Cristo). Recedendo nello Zodiaco, arriviamo presto alla prossima era dell'Acquario, ma questa è un'altra storia.

Torniamo al toro



Universalmente considerato come simbolo della fecondità nei tempi antichi, la testa del toro nell’antico Egitto fu soggetta a trattamenti particolari durante i riti sacrificali proprio per questa assimilazione simbolica fra la disposizione delle corna e la luna crescente che assume la forma di falcetto durante il suo ”quarto”. Attraverso la simbolica teriomorfa, la luna o il sole furono quindi considerati come simbolo del tempo. Nelle complicate mitologie assire e caldee ancora più evidenti risultano le relazioni fra il simbolismo del toro e le influenze celesti. Assurto a divinità, il toro fu rappresentato con volto umano e con grandi ali aquiline rivestite di panneggi gemmati come i sovrani. Mediatore fra la terra e le divinità celesti, questa figura fu contrapposta all’altra dal volto umano ma sprovvista di ali che rappresentava invece il mostro infernale Eabani, una specie di minotauro della mitologia caldea.
Tratto da http://www.mondimedievali.net/Immaginario/toro.htm

In Grecia specialmente in età Minoica era diffusa la Tauromachia (AH! LA TAUROMACHIA!). Ma non vogliamo distogliere l'attenzione parlando di tori, minotauri, cnosso, labirinti e zoofilie pornografiche.
Torniamo alla battaglia col toro, che consisteva nel prendere il toro con le corna e utilizzarle per affrontare la sua energia in una sfida senza senso, che permetteva al "tauromate" (passatemi il termine se non esiste) di ergersi ad eroe e guerriero vincitore (V= vittoria! e Vendetta).



La tauromachia è un AGGUATO al toro, un gesto di follia controllata, ma cosa è l'agguato? E' la consapevolezza di abbattere il dilemma della scelta, con un gesto folle e col sorriso stampato in faccia. Ecco che torna la mezzaluna dello SMILE...

Lascio ora la parola a chi ne sa più di me, Otario Sprants.

L’Agguato è un modo per volgere a nostro vantaggio ogni situazione di vita, trasformando la forza dissolvente delle singole ottave in energia e consapevolezza personali.

Il presupposto è che qualsiasi cosa o situazione pensabile vive sui termini di una contraddizione assoluta: bene e male, vero e falso, bello e brutto, facile e difficile, vantaggioso e svantaggioso e via dicendo. (Ritorna il termine della SCELTA, ndr).

Dunque, la prima cosa da fare è individuare tali termini. Ora e ammesso di esserci riusciti, i termini della contraddizione vanno portati entrambi dentro la coscienza e tenuti lì in piena consapevolezza.

In sostanza e per tutto il tempo che durerà la specifica situazione, l’individuo non deve perdere la consapevolezza della loro esistenza e del rapporto contraddittorio che li accomuna, così come del fatto che ciascuna di tali eventualità potrebbe, in fine, avverarsi. Tuttavia, mantenendo profondo distacco sia dall'una, sia dall'altra possibilità.

Questo porta ad un risultato molto interessante, poiché la forza di ciascuno dei due termini è annullata dalla presenza del proprio opposto, permettendo a noi di passare indenni attraverso lo stretto e pericoloso tratto di mare che li separa. In sostanza, è usata la tensione insita nel principio di contraddizione al fine di risolvere la contraddizione stessa.

Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di trovarci di fronte ad una scelta importante come il sacrificio di qualcosa di nostro a beneficio di qualcun altro senza, tuttavia, avere certezza che tale sacrificio possa tradursi un effettivo aiuto per questa persona.

In tal caso i termini della contraddizione sono: successo e insuccesso. Ora e se assumiamo un atteggiamento ottimista, veniamo calamitati dal primo termine e questo può portarci a procedere troppo velocemente e, magari, sventatamente. Se, viceversa, assumiamo un atteggiamento pessimista il rischio è di non muoverci per niente giacché sarà stato il secondo termine ad incatenarci.

Teniamo questi due esseri deformi bene in luce dentro di noi e allora passeremo fra loro senza problemi.

Sembra cosa da poco, eppure quest’atteggiamento, da solo, garantisce un successo “interno” infinitamente più importante di quello legato al nostro primitivo scopo (che, quindi, chiameremo scopo minore) poiché sfrutta la tensione provocata dal principio di contraddizione per trasformare in consapevolezza una parte sempre crescente dell’energia dei Golem.

Reiterando questa tecnica il ricorso all’indulgenza diminuisce gradatamente, mentre la produzione di consapevolezza aumenta d’uguale misura.

Tuttavia, è importante capire che non basta una semplice comprensione intellettuale della contraddizione e nemmeno una fugace accettazione di essa. Successo e insuccesso devono essere in ugual modo accettati dall’intera Totalità, senza ombra di riserve mentali. Vanno, altresì, tenuti in piena luce dentro di noi per tutto il tempo necessario al “passaggio” dell’ottava.

E’ chiaro che per far questo è necessario sviluppare distacco e abilità di “tenere l’angoscia” generata dalle singole ottave.

Inoltre, all’inizio è opportuno limitarsi all’approccio di situazioni relativamente innocue poiché, com’era solito dire il venerato Mullah Nassr Eddin, “voler abbattere i muri a cornate non vi otterrà altro risultato che quello di frantumarvi le corna”.

In sostanza, l'Agguato funziona su due livelli. Il primo riguarda lo scopo minore. Il secondo, lo scopo vero. Così, in essenza, ciò che il guerriero fa quando pratica l’Agguato è di usare lo scopo minore per conseguire lo scopo vero.

Tempo fa un’amica mi chiese come applicare l’Agguato nel caso i suoi vicini facessero suonare il loro stereo a tutto volume. Le risposi pressappoco così.

Nel caso dello stereo i termini li hai indicati tu stessa: accettazione passiva (piangersi addosso) e reazione violenta (arrabbiatura, sino al limite dello scontro fisico). Bene, queste sono due leve, due poli d'energia da usare per conseguire lo scopo vero. Tienili dentro di te in piena consapevolezza e, nel contempo, sviluppa il distacco necessario a vincerli. Fai questo ridendo. Se riesci a ridere in questa situazione (mentre 90 Db fanno tremare il tuo servizio da caffè) sviluppi il distacco sufficiente a rendere la tua Totalità simile ad un sughero. Vale a dire che il distacco (il riso) ti porta in superficie. Il problema è che per fare questo devi avere LUCIDITA' (secondo nemico) sufficiente per azionare l'Agguato con adeguata velocità e maestria. Tuttavia, per avere lucidità devi aver vinto la PAURA (primo nemico). Molto bene, ammettiamo che tu sia riuscita a ridere mentre i vicini stavano facendo andare il loro stereo a palla....ora galleggi sull'ottava generata da quei degenerati. Cosa pensi sia accaduto? Semplice: tu hai potere su quell'ottava. Non mi stupirei se, magari il giorno successivo, tu non sentissi più lo stereo e per un motivo qualsiasi, anche apparentemente slegato dal tuo agire. Tuttavia questo è nulla. E’ lo scopo minore, il POTERE, il terzo nemico. Quel che davvero hai conseguito è un centimetro in più sulla Via della Libertà. L'obbiettivo, con il tempo e la pratica, è di affinare talmente l'Agguato da riuscire a cavalcare ottave di dimensioni gigantesche in assoluta tranquillità e scioltezza.


In sostanza, praticare l’Agguato porta il guerriero a condurre una doppia vita e questo perché l’Agguato stesso, per essere efficace, deve essere silenzioso, segreto.

Nulla di ciò che, in realtà, andate facendo deve trasparire dal vostro modo d’essere poiché solo così i vostri progressi saranno reali.

Dovrete arrivare ad essere persone assolutamente normali, con una vita più che normale e che la pensano (almeno a prima vista) in modo fantasticamente normale.

Dovrete esser capaci di realizzare un modello fatto di perbenismo e di buone qualità, tanto da riuscire a sedurre (in senso lato) persino il vostro parroco; se e quando riuscirete a fare questo, il vostro Agguato sarà davvero mortale.

Non parlate mai dei vostri progressi, nemmeno con altri guerrieri. Non fareste altro che sciupare tali progressi in uno stupido esercizio di vanità.

Siate feroci e spietati con voi stessi e dolci e comprensivi con i vostri piccoli tiranni, giacché è solo per mezzo loro che voi potrete avere qualche possibilità di riuscita.

Curate finanche le cose più piccole, anzi, soprattutto quelle più piccole e insignificanti giacché saranno quelle a darvi i risultati migliori e più duraturi.

Controllo, disciplina, pazienza e tempismo. Applicateli ad ogni situazione di vita e, prima o dopo, l’Intento arriverà.
Otario Sprants

In conclusione, questa è l'espressione che darà lunga vita alla vostra battaglia verso la libertà e verso la conciliazione degli opposti.


da leggere per integrare, sullo smile

7 commenti:

Timor ha detto...

Articolo superbo.
La vita è una palestra, una scuola dove impariamo la via regia che scivola attraverso tutti gli opposti estremi. Serenità, potere e fiducia sono i premi che incontriamo lungo questo cammino che porta alla Rimembranza di chi siamo veramente.
Attraverso l'Accoglienza lucida e distaccata del mondo trasmutiamo noi stessi e gli oggetti della nostra percezione.
Noi e il mondo siamo Uno


Ciao e grazie

Anonimo ha detto...

bello Barzo, qui percepisco uno step-up, sopratutto nell'ultima parte. rendersi piccoli agli occhi altrui può essere una grossa lezione da imparare, ma ci permetterà di passare meglio attraverso la strada stretta e piccola di cui i farisei parlano tanto ;)

Anonimo ha detto...

ops, dimenticavo la firma

- Naa'ray

Casal Paterson ha detto...

un po' il senso del Signore degli Anelli

VERITAS2012 ha detto...

prp in qsti giorni mi stava passando x la mente di fare un articolo su qsta "V"!
Mi hai preceduto e pure alla grande :D
BELLLA BARZOO!

VERITAS2012 ha detto...

http://effettopauli.blogspot.com/2009/11/allegati-per-di-v-y-x-scelte-e-agguati.html

Anonimo ha detto...

Mentre leggevo il tuo post ho pensato alle affermazioni "Mi sento in croce", "Mi metti in croce" e riflettevo che la "croce" è un dilemma sia in senso metaforico (falsa alternativa), sia in senso fisico (due assi di legno opposte: verticale/orizzontale). Ho concluso la mia pippa mentale con una citazione (ne faccio una parafrasi) attribuita a Papa Luciani: la croce che l'uomo si porta appresso si dissolve ruotando una delle assi fino a farle convergere: l'unione degli opposti.
Grazie per l'ispirazione.
V.

Cerca nel blog